La Russia ha recentemente abbandonato il Consiglio d’Europa, portando con sé significative implicazioni per l’applicazione dei principi dei diritti umani. Questo articolo esplorerà le conseguenze di questa mossa, evidenziando il caso recente in cui la Cassazione italiana ha bloccato un procedimento di estradizione e le preoccupazioni legate ai diritti fondamentali.
Uscita della Russia dalla Cedu
Dal 16 settembre 2016, la Russia non è più parte contraente della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (Cedu), a seguito della sua uscita dal Consiglio d’Europa. Questa uscita ha sollevato serie preoccupazioni riguardo all’adesione ai principi fondamentali dei diritti umani. La Cedu include il diritto a un equo processo (articolo 3) e il divieto di trattamenti inumani e degradanti (articolo 6), principi che la Russia sembra intenzionata a mettere in discussione.
La Decisione della Cassazione
La Cassazione italiana ha emesso una sentenza significativa nella quale ha bloccato un procedimento di estradizione richiesto dalla Russia. Il caso coinvolge un cittadino greco nato in Russia, che si è opposto all’estradizione dopo essere stato accusato di partecipazione a un’organizzazione criminale. La Cassazione ha sottolineato l’importanza di valutare attentamente le condizioni in cui la persona estradata si troverà una volta consegnata. In particolare, hanno fatto riferimento al rapporto di Amnesty International del 2021-2022 che ha evidenziato la persistenza di atti di tortura e maltrattamenti in Russia, con pochi procedimenti giudiziari avviati contro gli autori di tali abusi.
Le Implicazioni del Conflitto in Ucraina
Il conflitto in Ucraina complica ulteriormente la situazione. La Cassazione ha ricostruito le tappe dell’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa, sottolineando il cambiamento nella sua posizione. Questa decisione ha impatti diretti sulle estradizioni e solleva domande riguardo alle garanzie dei diritti umani in Russia.
Garanzie della Cedu
Nonostante l’uscita dalla Cedu, le autorità russe hanno richiamato esplicitamente gli articoli 3 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo come parametri di riferimento per garantire che le estradizioni non comportino rischi di tortura o trattamenti inumani. Tuttavia, queste disposizioni sono ora in discussione, poiché la Russia ha abbandonato la Convenzione.
Riflessi sulla Cedu
L’uscita della Russia dalla Cedu ha un impatto significativo sulla Corte europea dei diritti dell’uomo, che funge da tribunale di ultima istanza quando le vie legali interne sono esaurite. I cittadini russi non potranno più presentare ricorsi a Strasburgo, mettendo a rischio il 24% dei casi attualmente presentati, tra cui quelli di dissidenti come Alexei Navalny.
L’uscita della Russia dalla Cedu ha aperto una serie di domande critiche sulla garanzia dei diritti umani e l’applicazione dei principi fondamentali nei procedimenti di estradizione. La decisione della Cassazione italiana rappresenta un importante sviluppo in questa discussione, con implicazioni che si estendono ben oltre i confini nazionali. La comunità internazionale dovrà prestare attenzione a come questa situazione si sviluppa nei prossimi anni.