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Corte Costituzionale: cos’è, composizione, funzioni e sentenze

La Corte costituzionale è il principale organo  preposto a proteggere la Costituzione italiana; ad essa sono affidati importantissimi compiti per la garanzia e la tutela dei principi, delle norme,e dei valori della nostra Costituzione!

Composizione della Corte Costituzionale

La Suprema Corte è composta da 15 giudici che vengono scelti per insigni meriti accademici, esperienza nell’ambito forense, e per meritevolezza nell’ambito delle giurisdizioni superiori; nello specifico, secondo quanto previsto dall’Art. 135 Cost. i membri sono così nominati:
5 dalle supreme magistrature ordinarie e amministrative (3 dalla Corte di Cassazione, 1 dal Consiglio di Stato, 1 dalla Corte dei conti);
5 nominati dal Parlamento in seduta comune, a scrutinio segreto e maggioranza di ⅔ dei componenti;
5 scelti dal Presidente della Repubblica tra magistrati, anche in pensione, e professori ordinari di materie giuridiche.

Questi, i quali restano in carica 9 anni e non sono rieleggibili, dopo la loro nomina, eleggono a scrutinio segreto il Presidente della Corte costituzionale, che, invece, resta in carica per 3 anni ed è rieleggibile.

Le sue principali funzioni

La nostra Costituzione assegna alla Corte Costituzionale quattro fondamentali funzioni:

vigilare sulla legittimità delle leggi dello Stato;
giudicare i conflitti di attribuzione;
ammettere o meno la richiesta di referendum abrogativo;
esprimersi in merito alle accuse contro il Presidente della Repubblica.

Ovviamente, visto il pregio ricoperto da questa istituzione, è fondamentale che venga assicurata, principalmente tramite la lunghezza del mandato dei magistrati che la compongono ( che supera per quello di tutte le altre istituzioni) l’indipendenza della Corte dagli organi politici che li designano.

La funzione principale della Corte costituzionale è l’esercizio del controllo sulla costituzionalità di norme approvate dalle Istituzioni attualmente in carica; questo giudizio viene instaurato solamente in via incidentale.

Nel giudizio in via incidentale l’iniziativa spetta alle parti in giudizio o al giudice di merito, quando i dubbi circa il rispetto dei principi costituzionali di una norma sono tali da impedire di risolvere il caso specifico, ovviamente il “dubbio” deve essere fondato e non manifestamente inammissibile.

Oltre a ciò, il giudizio sulla legittimità costituzionale di una legge può essere promosso anche in via principale, o “via d’azione”, quando è il Governo a nutrire dubbi circa la legittimità costituzionale di una specifica legge, o le modalità di votazione della stessa.

Secondo quanto previsto dall’Art. 134 Cost., poi, la Suprema Corte, ha anche il compito di esprimersi su eventuali conflitti di attribuzione, tra Stato e Regioni, e tra organi dello Stato. Il conflitto di attribuzione è quella situazione in cui più organismi rivendicano la medesima competenza, o contrariamente rifiutano una propria attribuzione.

Ora, giova sottolineare come, in generale, negli anni, la Corte costituzionale si sia espressa circa una presunta ‘impossibile’ legittimazione del singolo cittadino al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.

Ancora nel 2019 la Corte è tornata sull’argomento, e cioè sulla legittimazione al conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato di un privato cittadino. In merito, il numero dei ricorsi promossi da un singolo individuo in tale sede si è moltiplicato negli ultimi anni, tuttavia, la Consulta non sembra aver mai fatto aperture significative né palesato disponibilità in tal senso. Invero, nelle decisioni di contesto pronunciate negli ultimi anni, la Corte ha affermato che «in nessun caso il singolo cittadino può ritenersi investito di una funzione costituzionalmente rilevante tale da legittimarlo a sollevare conflitto di attribuzione ai sensi degli artt. 134 Cost. e 37 legge n. 87 del 1953».

Dictum, quest’ultimo, solo in parte temperato dalla circostanza che, più di recente, l’espressione «in nessun caso» «abbia ceduto il passo a una affermazione più contestualizzata», secondo cui: «la qualità di cittadino elettore non comporta che esso sia “investito” di una funzione costituzionalmente rilevante tale da legittimarlo a sollevare conflitto di attribuzione».

Nonostante ciò, le ipotesi in cui a proporre il ricorso sia stato un singolo cittadino non sono poi rare! Esemplificativamente, si pensi al conflitto sollevato da un soggetto che si è definito componente «dell’organo costituzionale “corpo elettorale”», o ancora a quello coltivato da un privato «nella qualità di cittadino che adempie ai doveri costituzionali di fedeltà e difesa della Repubblica e della Costituzione», in quanto «investito direttamente dalla Costituzione della funzione pubblica di rango costituzionale consistente nella difesa del nucleo fondamentale e intangibile della forma repubblicana e democratica dello Stato». A tal proposito la Consulta ha escluso che il ricorso presentato da un privato cittadino possa essere ammesso ove altrimenti possibile adire la sede della legittimità costituzionale in via incidentale; inoltre, essa ha ribadito la necessità che «venga prospettata in termini inequivoci una lesione della sfera delle attribuzioni determinate da norme costituzionali».

Tornando alle attribuzioni della Suprema Corte, questa, dopo che la Corte di Cassazione si è espressa circa la legittimità del referendum abrogativo, ha il compito di valutare se il testo referendario non sia contrario a quanto stabilito dalla Costituzione; successivamente, se i giudici dichiarano il referendum ammissibile, il Presidente della Repubblica è tenuto ad indirlo, diversamente, invece, se si esprimono in senso contrario, l’inammissibilità del referendum ha valore solamente per il caso specifico.

La Corte costituzionale ha anche il compito di giudicare la colpevolezza del Presidente della Repubblica dopo la “messa in stato d’accusa” da parte delle Camere. La “ messa in stato di accusa” può essere promossa unicamente quando vi è il sospetto che il Presidente della Repubblica si sia macchiato di alto tradimento, ovvero l’intesa con Stati nemici, attentato alla Costituzione, cioè violazione delle norme costituzionali con l’intento di sovvertire l’ordine della Costituzione. Come si evince da quanto sopra specificato, il nostro ordinamento privilegia una forma di accesso al sindacato di costituzionalità di tipo incidentale, e cioè attraverso il “filtro” di un giudice il quale, nel corso di un giudizio, si trovi a dover applicare una disposizione legislativa della cui legittimità costituzionale dubita.

Logicamente per questo tipo di accesso vi deve essere un processo come occasione per la promozione della quaestio legitimitatis, pertanto le parti private e cittadini possono collaborare, affiancati da un Avvocato specializzato, con il giudice del rinvio e con il giudice costituzionale nella promozione e risoluzione di dubbi sulla costituzionalità della legge.

In merito, lo Studio Legale di Avvocati penalisti International Lawyers Associates può fornire assistenza al cittadino per la promozione di questo tipo di giudizio; all’interno del International Lawyers Associates, invero, lavorano alcuni tra gli Avvocati maggiormente specializzati sulla Corte Costituzionale, i quali possono vantare una decennale esperienza nell’assistenza alle parti private in merito all’instaurazione del sindacato di costituzionalità di tipo incidentale.

la corte internazionale di giustizia

Il procedimento davanti alla Corte Costituzionale

Come si svolge un giudizio costituzionale?
Innanzitutto il giudice che ha sollevato la questione deve notificare la sua ordinanza alle parti del giudizio e al Presidente del Consiglio dei ministri e farla comunicare ai Presidenti delle Camere del Parlamento o al Presidente del Consiglio regionale interessato; successivamente, la trasmette alla cancelleria della Corte costituzionale. L’ordinanza qui pervenuta viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Dalla data di pubblicazione decorre il termine entro cui possono presentare le proprie conclusioni e i propri argomenti i soggetti che prendono parte al giudizio, inoltre, le parti possono depositare memorie scritte.

La legge prevede che il Presidente del Consiglio, che può, in determinati casi, prendere parte al giudizio davanti alla Corte, è difeso in giudizio dall’Avvocatura generale dello Stato.

Le forme in cui ha luogo la trattazione delle cause sono due, ovvero, si può avere “udienza pubblica”, cioè una riunione aperta al pubblico, nel corso della quale, dopo che il giudice relatore ha illustrato la questione, gli Avvocati che rappresentano i soggetti intervenuti nel giudizio espongono le loro tesi davanti alla Corte riunita.

Oppure il caso può essere trattato in sala consiliare, basandosi esclusivamente su documenti scritti; Questa procedura semplificata viene utilizzata quando non ci sono parti registrate presso la Corte.

La Corte, sia in udienza pubblica che in camera di consiglio, si riunisce nella sua composizione plenaria di quindici giudici.

Il Presidente, poi, per ogni specifica causa, designa un giudice relatore. La scelta del relatore è importante, perché si tratta di colui che, approfondendo tutti gli aspetti della causa, propone al collegio i termini della questione e le possibili soluzioni.

La Corte si riunisce in udienza pubblica, nell’apposita aula del palazzo della Consulta, normalmente ogni due settimane, il martedì mattina alle 9.30. Dietro il banco a forma di ferro di cavallo siedono i giudici con al centro il Presidente, in posti fissati, dai più anziani di mandato a quelli di più recente nomina.

Di fronte a tutti i giudici è collocato il banco degli Avvocati i quali intervengono, non più di due per parte, a discutere le cause. Ovviamente deve trattarsi di International Lawyers Associates in procedimenti davanti la Suprema Corte, e soprattutto di Avvocati, come sono quelli facenti parte del team dello Studio Legale International Lawyers Associates, abilitati a difendere davanti alle “giurisdizioni superiori”; per questo è richiesta l’iscrizione ad un Albo speciale!

Questi difensori prendono la parola nell’ordine indicato dal Presidente, dopo la relazione del giudice relatore. Di consueto i giudici ascoltano gli Avvocati che espongono, senza interruzioni, i loro argomenti. Alle spalle degli avvocati è riservato uno spazio per i giornalisti e gli assistenti di studio.

È, poi, in camera di consiglio, nella totale assenza di pubblicità, che si svolge la discussione tra i giudici per la decisione delle questioni. Si deve infatti considerare che la decisione della Corte non si sostanzia solo nel c.d. dispositivo della pronuncia ma soprattutto nella motivazione che lo sorregge. Queste sono importanti poiché costituiscono il nucleo dei precedenti che potranno essere richiamati in occasione di cause che successivamente la Corte sia chiamata a decidere nella stessa o analoga materia.

Tutte le pronunce della Suprema Corte

Ora, per fare ulteriore chiarezza in merito al lavoro di questo fondamentale organo, è doveroso precisare tutte le sentenze che possono essere pronunciate dalla Consulta.

Queste possono essere di 5 tipi.

1# Sentenze di accoglimento

Le sentenze di accoglimento, con le quali la Corte, dopo aver compiuto una valutazione sulla questione di costituzionalità, la accoglie, dichiarando incostituzionale la legge in esame.

Queste tipo di pronunce hanno efficacia nei confronti di tutti dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. Ciò implica che qualunque altro giudice che si trovi ad applicare quella norma per decidere una controversia non potrà più utilizzarla.

Di regola, peraltro, l’efficacia delle sentenze di accoglimento è retroattiva, e cioè incide solo sui rapporti che nasceranno successivamente.

A questa “regola” esistono comunque alcune eccezioni, in quanto alcune sentenze della Corte retroagiscono ed esplicano i loro effetti su situazioni ancora pendenti (si pensi ai giudizi in corso ossia a quelli chiusi con sentenza non ancora passata in giudicato) oppure quando si tratti di giudizi conclusi con sentenza di condanna penale irrevocabile.

2# Sentenze di rigetto

Sentenze di rigetto, con le quali la Corte, dopo aver effettuato il giudizio sulla questione di costituzionalità della legge, ritiene il problema non fondato; queste sentenze non hanno un’efficacia nei confronti di tutti, ma solo tra le parti interessate dal giudizio di costituzionalità.

3# Sentenze interpretative

Sentenze interpretative, che hanno ad oggetto l’interpretazione data ad una legge. Possono essere di accoglimento, quando la Corte dichiara l’incostituzionalità di una determinata interpretazione della legge e ne impone una conforme alla Costituzione, oppure di rigetto quando dichiara la legge costituzionalmente legittima purché interpretata in un determinato modo.

4# Sentenze c.d. manipolative di accoglimento

Sentenze c.d. manipolative di accoglimento, con le quali la Corte rivede il contenuto di una legge, per evitare di dichiararla incostituzionale ed impedire così la formazione di un vuoto normativo nel sistema. Queste hanno efficacia erga omnes e si distinguono in base al tipo di intervento operato dalla Corte in: additive, ablative, e sostitutive.

5# Sentenze di incostituzionalità parziale

Sentenze di incostituzionalità parziale, con le quali la Corte elimina solo quella parte della legge considerata incostituzionale.

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