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Corte Penale Internazionale: cos’è e come funziona

La Corte Penale Internazionale è un tribunale permanente costituito per giudicare esclusivamente individui, e non Stati, che, come organi dello Stato o come privati cittadini, abbiano commesso gravissimi crimini contro l’umanità (genocidio, crimini di guerra, contro l’umanità e crimini di aggressione) previsti nello Statuto della Corte; tale statuto cui si fa riferimento, ovvero il Trattato adottato dalla Conferenza diplomatica di Roma nel 1998, ed entrato in vigore nel 2002, definisce la giurisdizione, le competenze e il funzionamento della Corte.

I paesi che hanno aderito al Trattato sono ben 123, mentre altri 32 hanno aderito, ma non ancora ratificato il documento. Tra questi paesi da ultimo citati troviamo: lo Stato di Israele, la Russia, gli Stati Uniti e il Sudan. La Cina, invece, rappresenta un caso particolare in quanto non ha mai né firmato né ratificato il Trattato.

In proposito la dottrina ha ritenuto di evidenziare come il rifiuto all’adesione degli U.S.A. potrebbe rivelarsi un grosso ostacolo al processo di realizzazione dell’azione della Corte. La questione posta sul punto è senza dubbio allarmante, soprattutto se si considera che il processo di ratifica finalizzato all’entrata in vigore dello Statuto è ora in pieno atto e che la posizione assunta al riguardo da una superpotenza come gli U.S.A. non può che influenzare le scelte di numerosi altri paesi.

Una ricaduta sulle adesioni già accordate si è avuta a seguito delle iniziative di sostegno agli inquisiti posti ai vertici degli Stati sudanese e keniota, oggetto di numerosissime indagini da parte della CPI.

Invero, si è registrato il fenomeno delle proteste degli Stati africani, in merito ad un presunto accanimento della Corte contro il continente e le sue prassi di gestione politica. A seguito di ciò, diversi stati del continente africano hanno annunciato la volontà di recedere dallo Statuto di Roma per escludere la giurisdizione alla Corte sul loro territorio.

In merito alla sua competenza, tale organo può giudicare i reati commessi sul territorio di uno Stato aderente e quelli posti in essere da un individuo di uno Stato non aderente ma pur sempre sul territorio di un Paese parte della Corte. Una peculiarità è costituita dal fatto che gli Stati che non hanno aderito al Trattato non sono obbligati a estradare cittadini accusati dei reati ivi previsti.

Quali crimini contro l’umanità può giudicare la Corte Penale Internazionale

In linea di principio, i crimini oggetto della giurisdizione della Corte sono il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e l’aggressione (sebbene la definizione sia alquanto controversa).

Centrali nel Trattato sono gli articoli sulla giurisdizione: questa potrà esercitarsi su richiesta di uno Stato Parte, del Consiglio di Sicurezza o, nell’eventualità in cui il procuratore abbia sua sponte iniziato un’indagine.

Fino ad oggi sono stati 30 i casi sottoposti all’attenzione della Corte e la sua attività si è concentrata notevolmente su casi che hanno riguardato il continente Africano. In generale, tuttavia, i processi in corso riguardano prevalentemente presunti crimini contro l’umanita, nonché il tristemente noto crimine di genocidio.

Ora, giova sottolineare come per crimine contro l’umanità s’intende uno degli atti di seguito elencati, se commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili:

• Omicidio;
• Sterminio;
• Riduzione in schiavitù;
• Deportazione o trasferimento forzato della popolazione;
• Imprigionamento o altre gravi forme di privazione della libertà personale in violazione di norme fondamentali di diritto internazionale;
• Tortura;
• Stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e altre forme di violenza sessuale di analoga gravità;
• Persecuzione contro un gruppo o una collettività dotati di propria identità, ispirata da ragioni di ordine politico, razziale, nazionale, etnico, culturale, religioso o di genere sessuale;
• Sparizione forzata delle persone;
Apartheid.

Il ruolo di Presidente attualmente è ricoperto dal giudice nigeriano Chile Eboe-Osuji.

È molto importante che la Corte penale internazionale non venga confusa con la Corte internazionale di giustizia, nota anche come Tribunale internazionale dell’Aja, che è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.

Difesa davanti alla Corte Penale

Lo studio legale associato International Lawyers Associates vanta la collaborazione di avvocati dalla grande esperienza, avvocati anziani, che hanno maturato un’esperienza e consolidato delle competenze senza pari. Si tratta di avvocati abituati a prestare la loro assistenza dinanzi ad un’istituzione così autorevole, hanno partecipato ai processi più delicati, trattati innanzi a tutte le Autorità nazionali e internazionali.

Il Team dello Studio Legale International Lawyers Associates ha offerto, e tuttora offre, la sua assistenza a anche in materia in materia di genocidio, crimini di guerra, contro l’umanità e crimini di aggressione, garantendo la difesa a qualsiasi individuo.

Questa difesa viene assicurata dallo staff di Team dello Studio Legale International Lawyers Associates senza cercare risonanza mediatica, neanche nel caso di maxiprocessi, grazie al prezioso contributo di questi professionisti.

Come funziona la Corte Penale Internazionale?

Il diritto penale internazionale condanna i crimini individuali internazionali, cioè quell’insieme di delitti commessi da individui e lesivi di interessi e valori diffusi a livello internazionale.

Il diritto penale in questo caso si riferisce direttamente contro i soggetti autori di tali crimini e non soltanto agli Stati di cui essi fanno parte; si ottiene così un modello giurisdizionale che si rivolge a tutti gli individui che fanno parte dell’ordinamento, indipendentemente dalla posizione giuridico-soggettiva che rivestono.

Per rispondere all’esigenza di creare un organo apposito per la condanna di questo tipo di condotte è stata istituita la Corte Penale Internazionale, organo giurisdizionale, del tutto indipendente nel suo sviluppo e funzionamento dalle Nazioni Unite: i rapporti tra la Corte e l’Organizzazione della Nazioni Unite si basano esclusivamente sull’accordo approvato dalla Assemblea degli Stati.

Chi intenda ricevere assistenza giuridica che implichi attività di cooperazione giuridica internazionale seria e qualificata potrà rivolgersi al Team dello Studio Legale International Lawyers Associates; questo Team di Avvocati vanta la collaborazione di alcuni tra i migliori Avvocati specializzati a rappresentare il cliente nanti la Corte Penale Internazionale.

La difesa, in questo settore, richiede infatti un’esperienza maturata tramite una costante partecipazione a processi svolti contro noti imputati, conoscenza di tutta la normativa internazionale e quella inerente la collaborazione investigativa tra le Autorità Giudiziarie di Paesi diversi.

L’attivazione dell’intervento della Corte Penale Internazionale spetta al Procuratore, a uno Stato parte, oppure al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; a quest’ultimo è riconosciuto un doppio potere: può deferire una situazione alla Corte quando ritiene concorrere i presupposti per il suo intervento e, inoltre, ha il potere di interrompere le attività di indagine e il procedimento per un periodo di 12 mesi successivi alla sua richiesta.

L’attività della Corte è subordinata ad alcune importanti condizioni di ammissibilità, chiamate anche “trigger mechanisms“. A tal proposito, la sua attività si potrà rivolgere solo contro i delitti commessi a partire dal 2002, poi potrà pronunciarsi solo se vi sia un crimine di sua competenza, se l’autore di tale delitto sia cittadino di uno Stato ratificante o che ne abbia accettato la competenza, o se il crimine si sia verificato nel territorio di uno Stato parte.

Ci si trova dinnanzi, dunque, davanti ad una competenza di tipo chiaramente complementare. Questo organo si attiva allorquando lo Stato che avrebbe la competenza a giudicare e pronunciarsi, è del tutto inattivo o si dimostra “incapace” di procedere, nonché nei casi di estrema gravità del crimine.

Un ruolo fondamentale in questo procedimento è svolto dal Procuratore della Corte il quale, in base a quanto previsto dallo Statuto, costituisce il vertice di un ufficio della pubblica accusa organizzato gerarchicamente. All’interno di questo ufficio i poteri, le funzioni e le responsabilità vengono ricondotti unicamente al Procuratore capo.

In base alle previsioni del summenzionato Statuto l’attività del procuratore si snoda in quattro fasi: in primo luogo egli raccoglie le informazioni relative alla commissione di reati, successivamente decide, in maniera del tutto discrezionale, se procedere all’apertura delle indagini, ed infine formula le più opportune imputazioni.

Recentemente la Corte Penale Internazionale, per meglio tutelare le vittime di questi reati particolarmente gravi, sta tentando di tracciare delle linee guida per l’introduzione dell’istituto dell’ordine di riparazione, istituto da affiancare alle eventuali sentenze di condanna.

L’introduzione dell’ordine di riparazione nel sistema della Corte, è una chiara espressione dell’importanza riconosciuta in tali circostanze alle vittime. Il sistema rimediale posto a disposizione delle vittime del contesto della CPI si caratterizza per la sua peculiare struttura bipartita principalmente sotto il profilo concettuale e procedurale.

All’interno del generale concetto di “ristoro” a favore delle vittime dei crimini di competenza della Corte, si devono infatti distinguere le due categorie di riparazione, distinzione da cui discendono specifiche ricadute di natura istituzionale Con il termine riparazione comunque si è soliti indicare, nel contesto normativo della CPI, il potere assegnato alla Corte in base di emanare ordini giudiziali contenenti misure riparatorie, nel contesto di un apposito procedimento giurisdizionale che si colloca, cronologicamente, in un momento posteriore rispetto all’accertamento della responsabilità penale. L’emanazione di tali ordini di riparazione presuppone dunque la previa condanna dell’imputato!

Recentemente, la CPI, tribunale internazionale con sede nei Paesi Bassi, ha emesso sentenza di condanna per l’ex ribelle congolese Bosco Ntaganda che a luglio era stato giudicato colpevole di crimini di guerra e crimini contro l’umanità: questo è stato condannato a 30 anni di carcere, la maggior pena mai emessa dalla Corte. Costui è stato la prima persona a essere condannata dalla Corte Penale Internazionale per il reato di schiavitù sessuale; tra gli altri reati per cui è stato condannato ci sono l’omicidio, lo stupro e l’impiego di bambini soldato.

Come si può evincere da quanto specificato, in questi casi la procedura è alquanto complessa, pertanto, l’affiancamento di professionisti esperti nella difesa dinanzi al Tribunale Penale Internazionale quali quelli impiegati nello studio associato International Lawyers Associates risulta fondamentale.

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