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Il Delitto di Ricettazione e il Ruolo dell’Avvocato Penalista: Una Sentenza del Tribunale di Milano

La Sentenza del Tribunale di Milano

Il 3 maggio 2024, il Tribunale di Milano, Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, ha emesso un’ordinanza che chiarisce la configurabilità del delitto di ricettazione nel contesto delle attività professionali degli avvocati penalisti. La decisione ha stabilito che il delitto di ricettazione può essere integrato nella condotta dell’avvocato solo se quest’ultimo, al momento dell’accettazione del denaro, ha acquisito la certezza che esso proviene da un reato, senza obblighi di indagine sulle fonti di reddito del cliente.

Il Caso in Esame

Il Tribunale di Milano ha esaminato la posizione di due avvocati penalisti indagati per aver ricevuto denaro contante di presunta provenienza illecita come compenso per prestazioni professionali. La richiesta era di applicare la misura interdittiva della sospensione dall’attività professionale, ai sensi dell’art. 290 c.p.p. La decisione ha rilevato che la provenienza delittuosa del denaro costituisce l’elemento di maggiore criticità per la configurazione del reato di ricettazione.

Elemento Soggettivo del Reato di Ricettazione

Il dolo della ricettazione richiede la consapevolezza e volontà di ricevere denaro o cose con la consapevolezza della loro provenienza delittuosa. La giurisprudenza ha spesso confuso la consapevolezza con la possibilità della stessa, ma la sentenza del Tribunale di Milano ha ribadito che il dolo eventuale è configurabile solo quando l’agente, rappresentandosi la possibilità della provenienza delittuosa del denaro, non avrebbe agito diversamente anche avendo la certezza di tale provenienza.

La Specificità del Rapporto Avvocato-Cliente

Rapporti Economici e Provenienza del Denaro

L’ordinanza ha sottolineato la peculiarità del rapporto economico tra avvocato penalista e cliente, soprattutto quando quest’ultimo è sospettato di aver commesso un delitto. L’eventuale consapevolezza della qualità criminale del debitore non può essere sufficiente per configurare il reato di ricettazione. Se così fosse, l’avvocato non potrebbe mai esigere il pagamento degli onorari da un assistito dedito al crimine.

Delicatezza del Rapporto Difensivo

Il rapporto difensivo tra avvocato e cliente si differenzia da qualsiasi altro rapporto contrattuale, attinendo al fondamentale diritto di difesa. La sentenza ha evidenziato che imporre obblighi di indagine sulle fonti di reddito del cliente all’avvocato penalista interferirebbe con il diritto costituzionale di difesa.

Precedenti Giurisprudenziali

Orientamenti della Suprema Corte

La Suprema Corte ha già chiarito che la sussistenza del delitto di ricettazione deve essere esclusa in contesti familiari o di rapporti obbligazionari, dove la consapevolezza della provenienza delittuosa del denaro non è sufficiente per configurare il dolo specifico del reato.

Riferimenti alla Giurisprudenza Tedesca

La pronuncia del Tribunale di Milano ha sviluppato un percorso simile a quello maturato dalla giurisprudenza costituzionale tedesca, che ammette incriminazioni solo quando il professionista ha piena consapevolezza dell’origine delittuosa del denaro, lasciando fuori dall’area della rilevanza penale situazioni di mero sospetto.

Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Milano rappresenta un importante chiarimento sulla configurabilità del delitto di ricettazione nel contesto dell’attività professionale degli avvocati penalisti. Essa sottolinea l’importanza di tutelare il diritto di difesa e di evitare che obblighi investigativi possano interferire con il rapporto fiduciario tra avvocato e cliente.

L’ordinanza dimostra un approccio prudenziale e garantista, dando rilievo a circostanze fattuali che escludono la responsabilità penale degli avvocati in assenza di una certezza sulla provenienza delittuosa del denaro ricevuto.