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Dalla pena di morte alla libertà: l’intrigo del manager arrestato

Francis Bartram Brown

Francis Bartram Brown, consultor de Eni en San Donato Milanese, fue acusado de fraude por Bahrein. Luego el mensaje: «Libérenlo»

Un messaggio urgente inviato dall’Interpol del Bahrein agli omologhi italiani. Un lunghissimo numero di protocollo, che inizia con MI-123-U-B-31. E due righe appena di testo: «Il soggetto non è più ricercato e deve tornare in libertà». Il messaggio è datato 24 luglio scorso. Quando lui, il «soggetto», stava in galera già da diciotto giorni.

«Il soggetto non è più ricercato e deve tornare in libertà»

Il rischio di morire

Eppure, nell’estate paurosamente avventurosa di un manager inglese, il 47ennne Francis Bartram Brown, consulente dell’Eni di San Donato Milanese, non era la prigione, benché fosse innocente, ad angosciarlo. Quanto la prospettiva. Ovvero lasciare il penitenziario di Brindisi, dopo l’arresto eseguito dalla polizia di Ostuni il 6 luglio, un sabato, quand’era in vacanza in un esclusivo resort della Val d’Itria, e venire estradato proprio in Bahrein, nazione che aveva spiccato contro di lui un mandato di cattura internazionale, e nazione dove permangono la pena di morte e situazioni nei penitenziari che violano i diritti umani. Per il reato inesistente del quale Bartram Brown era accusato, una truffa milionaria dopo aver trattato un gigantesco e fantomatico carico di sabbia e aver intascato i soldi, da quelle parti non applicano sconti.

Adesso che è tornato libero, avendo la Procura generale di Lecce disposto la scarcerazione, il consulente sta cercando di capire per quale motivo sia finito dentro questo caso (internazionale). Non riesce a darsi risposta.

La guerra diplomatica

Forse c’è stato uno scambio di persona. Forse è divenuto una inconsapevole pedina di un gioco su larga scala nelle trame diplomatiche (e non soltanto) nel mondo arabo. Forse, per promuovere ritorsioni contro Londra, il Bahrein ha deciso di mandare un segnale tirando a fondo il 47enne e ha fatto firmare da un suo «public prosecutor» l’ordine di individuare Bartram Brown e catturarlo: la ricerca, a un certo punto, era assurta a questione di Stato, quell’uomo andava rintracciato, ovunque e ogni costo. Il diretto interessato, attraverso il suo avvocato, Alexandro Maria Tirelli, ritiene d’essere stato «al centro di un complotto ordito da persone vicine alla casa reale del Bahrein». Ipotizza poi, il consulente, che un qualche collegamento con le sue peripezie, ma ugualmente mancano elementi nitidi, l’abbia avuto il feroce scontro in atto tra sciiti e sunniti, sempre con un legame su una presunta o presumibile «azione» esterna della Gran Bretagna. Fatto sta che dettano legge gli ultimi provvedimenti, definitivi: dalla lista dei codici rossi dell’Interpol, dedicata ai latitanti più pericolosi nel mondo, di Bartram Brown non esiste traccia alcuna. D’accordo. Ma potrà bastare per risarcirlo?

Dubbi e ricorsi

L’avvocato Tirelli aveva presentato un immediato ricorso, e pur qui ignorando le valutazioni dei giudici competenti del caso, pare logico ipotizzare più di un dubbio. Nel provvedimento con cui il Bahrein invocava la cattura del manager, mancavano approfondimenti. Una perentoria nota scarna, nella convinzione non fossero necessarie aggiunte. Nessuno discute le eventuali responsabilità delle forze dell’ordine italiane, che hanno «eseguito» e portato la questione sulla scrivania dei magistrati; ma fonti investigative del Corriere affermano che sia a livello «alto», nell’Interpol, sia a un livello «basso», fra gli stessi che hanno fisicamente bloccato Bartram Brown, serpeggiava la «convinzione» che l’impianto generale di partenza fosse debole. Basterebbe dare una rapida lettura ai rapporti sulle condizioni delle carceri e della giustizia: testimonianze di detenuti in Bahrein di pestaggi, torture, digiuni forzati, con l’obiettivo di confessare colpe non commesse. Per tacere, s’intende, della pena capitale. Specializzato in campo marittimo, con una competenza di livello sulla gestione delle piattaforme petrolifere, il consulente ha deciso di restare in Italia. Ha delle vacanze da proseguire, se non di nuovo in Val d’Itria, in un appartamento in Campania, dove nella fase iniziale l’avvocato, all’oscuro come l’assistito della storia nella sua complessità, sperava di farlo mettere ai domiciliari. In attesa di capire se Bartram Brown avesse una seconda vita, se insomma fosse un enorme personaggio da spy-story oppure, semplicemente e per appunto, un professionista in infradito che se ne stava per i fatti suoi, in ferie.

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