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L’omicidio di Paroldo ha confermato la condanna a 21 anni per Assunta Casella

omicidio di Paroldo

Accusata della morte di suo marito trovata morta a casa di Hazel nel 2 giugno

Nessuna condanna all’ergastolo per Assunta Casella, 60 anni, accusata dell’omicidio del marito Severino Viora, è stata trovata morta nella casa delle nocciole il 2 giugno a Paroldo.

La Corte di giustizia di Torino ha confermato oggi la condanna a 21 anni e tre mesi per la donna, in carcere da quasi due anni.

I giudici di Torino, dopo quasi due ore in Aula del Consiglio, hanno infatti confermato il giudizio di primo grado della corte cuneese concedendo circostanze attenuanti generiche ed escludendo le donne, che si sono sempre dichiarate innocenti.

Considerando la circostanza aggravante dei “mezzi insidiosi” che il sonnifero, Zolpidem, usava per sedare la vittima non era la causa della morte, ma uno stratagemma per poter uccidere il vecchio, che poi morì di soffocamento, probabilmente attraverso di un cuscino.

Pertanto, i giudici del tribunale di Assisi a Torino hanno respinto la richiesta presentata dal procuratore generale a nome della procura Nicoletta Quaglino, cioè l’ergastolo. 

La donna era presente in classe questa mattina: ha continuato a ribadire la sua innocenza anche quando è stato letto il dispositivo di preghiera.

Assunta Casella aveva riferito più volte come quell’uomo, molto più grande di lei, lo avesse acquistato per 500 mila lire dalla sua famiglia di origine.

Così, Assunta, a soli 14 anni, fu costretta a trasferirsi dalla Calabria al Piemonte, sulle colline di Paroldo, e sposare l’uomo che “la costrinse a una vita molto dura”.

L’avvocato della donna, Marina Bisconti, ha esaminato lo sfondo di questa mattina all’udienza del Tribunale di primo grado di Torino.

Secondo la difesa, Casella “fu acquistata dal suo futuro marito, che la maltrattò e la costrinse a prostituirsi”.

L’accusa, sostenuta dal procuratore generale Nicoletta Quaglino, che per il crimine di Paroldo, consumato nel giugno 2016, ha richiesto, in ogni caso, l’ergastolo: “I fatti di 45 anni fa non giustificano le circostanze attenuanti”, ha ribadito il Procuratore generale Tra il pubblico di Torino.

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